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Brusaporto, Alessandro Aceti: “Ogni calciatore sogna in grande, ma Brusa per me vuol dire casa. Del mio ruolo amo il carico di responsabilità che ti fa portare”

Una strada ancora infinita davanti, ma un percorso già ben definito alle spalle, perché Alessandro Aceti, portiere classe 2004 cresciuto indossando i colori del Brusaporto, non ci ha messo molto a farsi notare e a conquistare un posto da titolare tra gli 11 di mister Carobbio. Una sicurezza a cui è difficile rinunciare ormai e questo lo ha capito in fretta anche Giuliano Giannichedda, che lo ha voluto tra i suoi nella scorsa edizione della Viareggio Cup. Quest’anno, complice anche una frattura alla spalla che lo ha tenuto lontano dai pali per circa due mesi, il percorso con la Rappresentativa Serie D non è stato così roseo, ma il diciannovenne in questo momento vede solo gialloblu e pensa a trascinare la squadra in una conquista dei playoff che non concede più passi falsi. Sul futuro Alessandro si lascia aperta qualche porta, perché “Brusa” per lui è sinonimo di casa, ma si sa, il futuro di ogni ragazzo che insegue un pallone va disegnato a suon di sogni e piani ambiziosi.

Tu sei arrivato a novembre del 2021 guadagnandoti in poco tempo la titolarità e sei diventato ormai una pedina inamovibile di mister Carobbio: ti aspettavi di riuscire a conquistare la fiducia della società così presto?

L’anno scorso sono partito con la Juniores e verso novembre ho iniziato a fare qualche allenamento con la prima squadra, poi la fortuna è girata dalla mia parte e il portiere che avevano preso si è infortunato, quindi ci sono stati degli episodi che hanno agevolato il mio esordio (che è stato contro la Virtus Ciserano Bergamo). La società ha deciso di darmi fiducia e io sicuramente sono stato bravo a sfruttare l’occasione, riconfermandomi poi di volta in volta“.

La tua carriera è appena iniziata e a 19 anni sei già titolare in Serie D con i colori di una squadra che lotta nella zona alta della classifica: questo inizio così incoraggiante ti fa sognare in grande per il futuro?

Sicuramente sì. Penso che ogni ragazzo che gioca a calcio sogni di arrivare in alto e queste ultime due stagioni, in cui ho ottenuto diversi risultati positivi, mi rendono orgoglioso e mi motivano a continuare a fare sempre meglio, puntando a raggiungere traguardi importanti“.

Ma ti sei prefissato qualche obiettivo in particolare o accoglierai quello che verrà?

Nella testa per ora non ho un punto di arrivo preciso e penso solo a fare bene ogni partita che mi aspetta. Se arriveranno delle occasioni importanti ben venga“.

Le tue ottime prestazioni ti hanno garantito anche un posto nella Rappresentativa Serie D e nella scorsa edizione hai preso parte alla Viareggio Cup. Che cosa ti ha lasciato questa esperienza e quanto credi sia importante per un giocatore giovane come te sfruttare un palcoscenico così esposto?

L’anno scorso, quando sono uscite le convocazioni, ero con la mia famiglia e abbiamo vissuto un bel momento di festa, perché è stata una grande soddisfazione, sia per me che per loro e, soprattutto, per la società. È stata un’esperienza bellissima e un’occasione appagante, perché ti fa capire cosa vuol dire essere un professionista e ti fa crescere molto. Mi porterò sempre dentro tutti i momenti vissuti con i ragazzi della squadra, che essendo coetanei rendono il tutto ancora più divertente. Mi spiace solo non aver avuto la possibilità di giocare, ma è un ricordo che non dimenticherò mai“.

E invece per l’edizione di quest’anno com’è andata?

Quest’anno non sono stato convocato alla Viareggio Cup, ma mi hanno chiamato a dicembre per un raduno a Montichiari con lo stesso staff. Purtroppo però la settimana stessa mi sono fratturato la spalla e quindi mi sono dovuto fermare per quasi due mesi, rinunciando chiaramente anche agli impegni successivi“.

Calcisticamente parlando, sei cresciuto nel Brusaporto e si tratta sicuramente di una società che ti sta facendo crescere tanto: se dovessero arrivare delle offerte importanti in un futuro prossimo saresti pronto a scegliere di cambiare?

Ormai sono qui a Brusaporto da tantissimi anni e quando sono arrivato ero un bambino, quindi questa società la sento un po’ come se fosse casa mia. Qui mi trovo benissimo e sinceramente non ho in testa l’idea di voler cambiare, ma ovviamente dipende dal tipo di occasione che mi si potrebbe presentare, perché se si dovesse parlare di chiamate da categorie più alte dovrei fare le mie valutazioni. Per ora, per quello che mi ha dato e per ciò che rappresenta per me, il Brusa rimane il mio punto fisso“.

È vero che fino ai 10 anni hai giocato da centrocampista e poi, seguendo i consigli di tuo papà, hai cambiato posizione e sei passato a difendere i pali? Ad oggi cosa apprezzi di più del tuo ruolo?

In realtà mio padre non faceva altro che dirmi di evitare questo ruolo, perché avendo un passato da portiere lo conosce molto bene. Lui è sempre stato per me un grande punto di riferimento e quando ero piccolo lo seguivo in ogni partita, quindi la figura del portiere mi ha sempre affascinato. Il destino poi mi ha portato a giocare in questo ruolo e pian piano me ne sono innamorato. Ciò che mi appaga di più è il senso di responsabilità che ho sulle spalle, perché so che un mio errore ha il potere di compromettere una partita intera. Ovviamente ogni ruolo ha la sua importanza, ma sento che il mio è quello su cui ricade il carico maggiore di responsabilità e questo mi rende orgoglioso”.

Domenica avete trovato la seconda vittoria consecutiva, tra l’altro uscendo a porta inviolata, dopo un periodo poco redditizio in cui per 6 partite di fila non siete riusciti a trovare il punteggio pieno: quanto ci credete ora a una conquista dei playoff?

Ormai non manca molto e sicuramente queste ultime due vittorie ci hanno risollevato il morale, che in questo periodo era a terra. Ora dobbiamo cavalcare le ali dell’entusiasmo e crederci a tutti i costi, quindi non bisogna assolutamente mollare perché possiamo ancora sperarci“.

Mancano 7 partite e vi aspettano sia scontri con squadre che si devono salvare (come Caronnese e Città di Varese), sia gare con avversarie che, come voi, lottano ai vertici (per esempio Lumezzane, Pont San Pietro e Franciacorta): quali sono gli appuntamenti che potrebbero mettervi più in difficoltà e quali sono i punti di forza di cui dovrete approfittare?

Non è facile individuare quali partite saranno le più ostiche, perché anche quelle che sulla carta ci vedono favorite sono imprevedibili a questo punto del campionato. Noi siamo una squadra che quando si trova di fronte avversarie che giocano e fanno girare la palla riesce a fare altrettanto e quando invece incontriamo avversarie che si affidano ai calci lunghi e alla cattiveria facciamo più fatica, quindi penso che già domenica con la Caronnese ci sarà da lottare. Tra le altre, poi, anche quella con il Ponte San Pietro non sarà una passeggiata, soprattutto perché vale quasi quanto un derby. A prescindere da tutto però, noi dobbiamo continuare a puntare sulla nostra capacità di fraseggio e sulla nostra unità nel far girare palla e farla arrivare alle punte, perché tra tutte le squadre del nostro girone non ho mai trovato nessuna che ci abbia sopraffatto a livello di gioco. Anche per quanto riguarda i singoli abbiamo giocatori importanti come il Toro, che è un punto di riferimento lì davanti e quindi abbiamo diverse carte da giocare“.

Marta Baroni

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