Il popolare giornalista di Sky Sport non è solo uno dei massimi esperti di calciomercato, ma da anni segue da vicino le vicende anche del calcio minore tra Serie C e soprattutto Serie D. Lo abbiamo incontrato proprio per capire il suo pensiero sul massimo campionato dilettantistico nazionale e su tanti altri temi del nostro […]

Il popolare giornalista di Sky Sport non è solo uno dei massimi esperti di calciomercato, ma da anni segue da vicino le vicende anche del calcio minore tra Serie C e soprattutto Serie D. Lo abbiamo incontrato proprio per capire il suo pensiero sul massimo campionato dilettantistico nazionale e su tanti altri temi del nostro calcio.

Da sempre la Serie D è un trampolino di lancio per i giovani, anche se dalla prossima stagione scenderà l’obbligo per i club di schierarne da quattro a tre in campo. Cose ne pensi?

“Personalmente ho sempre visto la Serie D come una sorta di possibilità per tanti giovani di lanciarsi nel mondo del calcio. Poi è vero che, magari in piazze importanti con pressioni molto alte, i giovani facciano più fatica e molti club, soprattutto in Serie C, partono con l’idea di farli giocare, poi se non arrivano i risultati, cambiano rotta. Il fatto che in D dalla prossima stagione ce ne saranno meno in campo porterà di sicuro ad alzare il livello tecnico generale, ma dall’altro non vorrei che chiudesse qualche opportunità ai giovani”.

Dalla Serie D arrivano tante storie di giocatori e allenatori che poi hanno fatto grandi cose anche ai massimi livelli. Pensi possa succedere ancora?

Io credo che la Serie D vada distinta in due tronconi, da una parte i grandi vecchi che magari cercano una nuova ribalta, vedi i vari Schelotto, Paloschi, Morimoto e che danno grande linfa anche al brand mediatico di un campionato che comunque ha spesso grandi piazze che a volte tra fallimenti e altro sono costrette a ripartire proprio dalla D, dall’altra ragazzi che possono essere scoperti e poi lanciati anche in società di primo piano e i casi di Torricelli e Gatti ne sono la dimostrazione lampante. E così vale per gli allenatori, perché non dimentichiamoci che ad esempio Dionisi e Italiano sono partiti proprio dalla Serie D. In questa categoria ci sono giocatori che si mangerebbero l’erba per avere una chance”.

Si fa sempre più concreta la possibilità di una riforma del calcio con la drastica riduzione del numero di club professionistici, oltre ad altre situazioni. Sei d’accordo?

“Sono d’accordo nel non stare fermi e cercare di rispondere alle esigenze della gente. Premesso che non sono nessuno io per dare consigli, però mi pare che i numeri siano piuttosto chiari. La Serie C sta aumentando sempre di pubblico e ha piazze molto importanti. Credo che anche la D meriti un palcoscenico mediatico importante, magari con una partita alla settimana trasmessa da qualche emittente nazionale che possa dargli la giusta vetrina. Io qualche anno fa ho aperto un sito dedicato alla Serie D (www.seried24.com) che fa numeri pazzeschi, anche più alti della C. C’è grande interesse verso un campionato che ha un seguito altissimo e che ha piazze che vivono esclusivamente di calcio. Penso, per fare un esempio, a San Benedetto del Tronto, con la Sambenedettese che è una vera e propria istituzione. Lì non esistono Inter, Milan o Juve, esiste solo la Samb”.

A proposito delle big del nostro calcio, si sta per disputare la Supercoppa Italiana con la nuova formula, in Arabia. Qual è il tuo pensiero?

Non è una certamente una formula per la gente, perché diventa impossibile per i tifosi seguire la propria squadra e sappiamo che il tifoso soffre a non poter essere lì. D’altra parte i tempi cambiano e i club hanno bisogno di questi soldi che sono linfa per la sopravvivenza e la possibilità di restare a certi livelli”.

Se ti chiedessi lo stato di salute del nostro calcio?

“Parliamoci chiaro, rispetto a Premier League, Bundesliga e Francia siamo molto dietro. Oggi siamo diventanti per i giocatori non certo un punto d’arrivo, ma quasi una transizione, al di là del livello tecnico che è ancora molto alto e le recenti finali europee dei nostri club lo dimostrano, però a livello di infrastrutture, stadi e organizzazione siamo molto indietro. Qualche segnale tuttavia c’è e il Viola Park che ho avuto la fortuna di visitare recentemente ne è la dimostrazione lampante. Certo che bisognerebbe investire molto in questo settore”.

Chiudiamo con un pronostico, chi vince il campionato?

Sarà penso una lotta a due tra Inter e Juve con i nerazzurri che oggettivamente sono più forti, hanno la rosa migliore, ma con i bianconeri che invece possono contare sul vantaggio di non avere le coppe, giovani molto forti e una vecchia volpe come Allegri. Per le altre non penso ci siano troppe opportunità di reinserirsi nella lotta scudetto, il Milan è troppo discontinuo e Napoli e Roma sono lontanissime”.

Andrea Grassani

18 Gennaio 2024

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