
Eccellenza | Fabio Filadelfia l’anti-social che dà del tu al pallone… e non solo!
Minuto 93, fascia di capitano al braccio, Fabio Filadelfia esplode un destro che, anche grazie all’aiuto del portiere avversario, finisce la sua corsa in fondo alla rete. Epilogo felice di un giocatore che alla palla ha sempre dato del tu. Alle persone ha (recentemente) dovuto dare del lei. E ai propri allenatori ha risposto sissignore. In una parola? Leader.
Un gol voluto, per tre punti pesantissimi
Una carriera d’alto profilo, eppure il gol di domenica ha quel sapore particolare in più. Fabio Filadelfia lo sa bene: «A 33 anni, vedere i tuoi compagni che ti corrono incontro per un abbraccio, è ancora un’emozione. Sono le gioie di questo sport. Si vive di passione e di emozioni, ed è ancora bello essere decisivi e provare ad essere un esempio». Un pizzico di fortuna, vero, ma il gol è più che mai voluto: «Sono andato per calciare e per fare quel tipo di giocata. Quando ho visto il pallone rimbalzare bene non ci ho pensato due volte». Così come già successo contro il Busto 81 (allora segnò Paolo Grossi, nda), un’altra rete vitale nei minuti più caldi: «Siamo una squadra giovane, noi proviamo a dare l’esempio. Domenica meritavamo i tre punti, sono contento che siano arrivati grazie a una mia giocata».
Da esterno rossonero… a difensore pavese
Giovanili Milan, esterno alto, anche una discreta propensione al gol. Poi Caratese, Sestese e Trezzano in Serie D, scendendo in Eccellenza con i gialloblu. E, da lì, il primo cambio di ruolo: «Mi chiesero di provare come mezzala e non ci furono problemi. Sono sempre stato un giocatore che ha saputo rispondere presente alle necessità. E desideroso di mettermi sempre alla prova». Omar Albertini ne sa qualcosa. «Arrivai all’Accademia da mezzala. Poi ci fu bisogno da playmaker. Infine da difensore centrale. Mi piace troppo questo sport per non rispondere sempre presente». A furia di indietreggiare… Binaschi un po’ trema. «Mi manca solo il portiere… Scherzi a parte, sono sempre disponibile per aiutare la squadra».
Social? Macché! Contatto diretto anche con la gente
Selfie, stories, Instagram, Facebook? Nulla di tutto questo. Fabio Filadelfia sotto questo punto di vista è all’antica. «Non mi hanno mai preso». Molto meglio il contatto diretto con la gente. Specie quando, da qualche anno a questa parte, è fattore anche al ristorante di famiglia ad Assago. Accoglienza e cassa, stavolta dando del lei (alle persone) cercando di non entrare in tackle. Insomma, più contatto diretto che virtuale. Eppure, se si cerca bene su Facebook… ecco il gruppo “Aiutiamo Fabio Filadelfia”. «Fu un’idea di Antonio Cucci, allora addetto stampa del Trezzano. Ero in corsa per il premio Varesesport e, visto che non sono social, fu un modo simpatico per darmi una mano». Risultato? Primo posto! Alla faccia dei social.
E se cercate Fabio Filadelfia su Google…
Uefa Regions’ Cup. Ovvero? «Un’esperienza bellissima che ho fatto due anni fa. Era una selezione di giocatori di Eccellenza, allenata da Paolo Tanelli. Per una persona come me, appassionata di calcio fino al midollo, fu un’esperienza unica. La possibilità di misurarmi contro giocatori di Irlanda, Macedonia e altri paesi europei». Perché in fondo, quel che muove tutto, è la passione di correre dietro a un pallone. E ricevere l’abbraccio dei compagni, dopo un gol forse insperato al terzo minuto di recupero.
Paolo Andrea Zerbi