Top
Luca Matteucci

C Gold – Luca Matteucci, il Toro di Gazzada: “Ho vissuto la rinascita dell’Olimpia Milano, a Varese ho trovato una famiglia”

Passione, determinazione, voglia di vincere: sono queste le caratteristiche che contraddistinguono Luca Matteucci sul parquet. L’ala, da due anni in forza alla 7 Laghi Gazzada, è come un Toro pronto ad incornare l’avversario. La sua immagine WhatsApp? Le sue iniziali come simbolo corredate dalle corna: «E’ una casualità: è il simbolo di Lautaro Martinez, sono interista, il mio segno zodiacale è il Toro, le iniziali sono le stesse… Quest’estate, poi, i miei amici mi hanno fatto notare che la foto di prima non era proprio bellissima e ho deciso di cambiare».

 

«Trinchieri arrivò a casa mia, così accettai l’Olimpia Milano»

Primi passi alla Forti e Liberi Monza («Dove ho esordito a 15 anni nella vecchia B2»), poi la chiamata dell’Olimpia Milano. Che arrivò fino a casa di Luca, capendo le qualità del classe 1984: «E’ vero, ricordo che arrivarono Andrea Trinchieri e Toni Cappellari. Mi sentivo pronto per provare il grande salto». Così Luca Matteucci mise il suo nome all’interno delle “Scarpette rosse”. «Ho vissuto la rinascita dell’Olimpia Milano. Sono arrivato nella stagione in cui ci salvammo all’ultima giornata, ma l’ultimo mio anno fu quando arrivammo fino in finale scudetto (persa contro Bologna, nda) nel primo anno di Giorgio Armani». Poi tanta Serie B. Ma per Luca Matteucci, però, nessun rimpianto: «Il livello una volta era molto più alto, c’era più tecnica e meno fisicità o atletismo. Ho capito che il basket era una cosa importante ma forse non essenziale».

 

A Varese una famiglia… in tutti i sensi

Milano messa alle spalle, Luca Matteucci dopo una stagione a Vigevano provò un’esperienza lontano da casa. A Gragnano, per la precisione: «Una neopromossa con tanto pubblico e tanta passione. Ma complice un infortunio non giocai tantissimo». Così ci fu il richiamo della Lombardia. Cominciando da Como: «Due anni e mezzo ad altissimi livelli. Facemmo i playoff con una squadra normale. Ma dove c’era un giocatore di valore assoluto come Alberto Angiolini». E infine la chiamata di Varese, da parte della famiglia Robur: «La mia fidanzata e attuale moglie è di Varese e ho deciso di spostarmi in pianta stabile qui. Da una famiglia all’altra, visto che anche la Robur l’ho sempre considerata tale. Una società che ti fa giocare a basket. Ma, soprattutto, che ti fa sentire a casa».

 

In Nazionale con Bargnani e Belinelli. E la pagina Wikipedia…

Durante gli anni Olimpia, Luca Matteucci ha assaporato anche il piacere di vestire la maglia della Nazionale. «Ricordo l’emozione della prima chiamata, nei Cadetti insieme a Daniele Cavaliero. Poi praticamente ho fatto tutta la trafila fino all’Under 20. Dove giocavo con Federico Bolzonella, che era uscito più tardi e che ho ritrovato ora alla Robur e a Gazzada». Ma non solo, Matteucci ha giocato anche con Andrea Bargnani e Marco Belinelli: «Più giovani di noi. Ma erano talmente forti… Provarono a darci una mano ma non riuscimmo a qualificarci per gli Europei». E come i due big, anche Luca Matteucci ha una pagina Wikipedia: «Sì, mi sono accorto già da un po’ di tempo. La guardo una volta all’anno e vedo che è sempre aggiornata. Ma non ho idea di chi lo faccia».

 

Riferimento a Gazzada: «Importante in una squadra forte»

Per il secondo anno consecutivo Luca Matteucci è un riferimento del Basket 7 Laghi Gazzada. Che si affaccia alla Poule Promozione fresca di primato a ovest: «Per la prima volta mi ha stupito la variabile infortuni. In particolare mi spiace per il Bolzo, in qualche occasione fuori per precauzione in vista della prossima fase». Con Gazzada che comincerà ospitando Prevalle: «Un’incognita, come tutte le squadre del girone Est. Probabilmente già da domenica si capiranno i valori. Vogliamo fare bene, ma siamo soltanto al giro di boa». Gazzada, però, punta forte sul suo totem: «Sono contento di essere importante, se nella mia carriera ho cambiato poche squadre penso che voglia dire qualcosa. Ma quello che mi preme di più è il fatto di essere squadra. Faccio il mio per essere utile alla squadra». E attenzione a fargli vedere rosso. Il Toro vuole continuare ad incornare.

Paolo Andrea Zerbi

Condividi su
X