Cinque volti, nomi e storie rappresentano migliaia di persone che nella vita vogliono poter essere madri e atlete professioniste. Irene Paredes, Amel Majri, Marta Corredera, Almuth Schult e l’italiana Alice Pignagnoli sono le cinque giocatrici scelte dal Barcellona per lanciare un messaggio potente non solo al mondo del calcio.
Mother and footballer
Essere mamma ed atleta professionista si può, ma il percorso per rendere questo binomio la quotidianità è ancora lungo. Le cinque calciatrici scelte da “Barca One” per il documentario “Mother and Footballer” sono l’esempio di quanti sacrifici comporti diventar mamma rimanendo atleta, le difficoltà da affrontare per avere il supporto dei club, i dubbi sul post partum e il proseguimento della propria carriera. Pignagnoli, Paredes, Corredera, Majri e Schult hanno accettato di raccontare le proprie storie per lanciare un forte messaggio e costruire un futuro migliore per le ragazze che sognano di diventare calciatrici e mamme durante la carriera sportiva.
Dall’Italia alla Francia, dalla Spagna alla Germania: un filo che unisce l’Europa
Cinque persone diverse, ma con storie simili: il documentario ha mostrato in modo realistico le vite delle atlete. Pignagnoli ha vissuto due gravidanze: la prima nel 2020 quando militava nel Cesena e la seconda nel 2022 ai tempi della Lucchese. Due mesi prima della nascita della figlia, il Cesena le ha rinnovato il contratto diventando il primo caso noto nel calcio italiano. Con il secondo figlio, invece, il contesto è stato molto diverso: la calciatrice, classe 1988, è stata esclusa dalla rosa ed ha denunciato pubblicamente l’accaduto, che è stato portato anche in Parlamento dalla Deputata Laura Boldrini.
Nel documentario, Pignagnoli evidenzia come abbia dovuto combattere contro la sua stessa famiglia per poter giocare a calcio e il fatto di diventare mamma non voleva essere per lei uno stop alla propria carriera professionale. La giocatrice ha dimostrato di poter tornare in campo anche dopo aver partorito: a 100 giorni dalla prima gravidanza ha sfidato il Milan con la maglia del Cesena ed ha poi giocato 17 gare da titolare. Anche se c’era chi le diceva di smettere dopo il secondo figlio, lei ha continuato dritto per la sua strada, quella scelta da bambina, ed è tornata tra i pali a gennaio 2024 con il Ravenna.
Nel documentario, un altro portiere, Almuth Schult, racconta di come abbia dimostrato che potesse tornare sul campo e performare dopo la gravidanza. L’ex calciatrice tedesca ha avuto due gemelli nel 2020 e un terzo figlio nel 2023. Schultz si è ritirata dal calcio a 34 anni, lo scorso marzo, tre mesi dopo la scadenza del suo contratto con il Kansas City. L’ex giocatrice ha sottolineato che avrebbe potuto ancora giocare ad alti livelli, ma i dialoghi con i club europei sono stati molto difficili.
Irene Paredes ha voluto raccontare gli ostacoli di diventare madre pur non essendo lei la madre gestazionale. La giocatrice spagnola è approdata al Barcellona nell’estate 2021 e a settembre dello stesso anno è nato suo figlio Mateo. La campionessa del mondo spagnola mostra un’altra prospettiva della maternità. Nel documentario, Paredes sottolinea che, nel mondo del calcio, infortunarsi sia percepito in modo migliore rispetto ad avere un figlio.
Marta Corredera, originaria della Catalogna, ha dato alla luce la sua prima figlia nell’agosto 2022, ma le conseguenze del cesareo non le hanno permesso di tornare ai massimi livelli e a giugno 2023 ha scelto di ritirarsi. L’ex difensore della Nazionale spagnola ha evidenziato il poco sostegno ricevuto dal Real Madrid, sua squadra dell’epoca, ad esempio nel trovarle un fisioterapista che potesse starle accanto nel recupero post parto.
Amel Majri è la quinta protagonista del documentario. La centrocampista, classe 1993, ha partorito la figlia nel luglio 2022 e nel documentario mostra come il club, il Lione, le sia stato vicino prima, durante e dopo la gravidanza. Majri aveva fatto la sua ultima apparizione in campo ad ottobre 2021, poi un infortunio l’aveva fermata e la calciatrice è tornata a giocare 471 giorni dopo. La sua esperienza al Lione è stata ben diversa da quella vissuta dall’islandese Sara Björk Gunnarsdóttir, oggi in Arabia Saudita. La calciatrice non aveva più ricevuto gli stipendi del Lione ed ha poi fatto causa al club, diventando la prima giocatrice a vincere una causa grazie al regolamento FIFA sulla maternità del 2021.
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18 Giugno 2025