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Sant’Angelo, Cristiano Bigolin: “centrare la salvezza è stata la ciliegina sulla torta che questa piazza meritava. Voglio rimanere qui e fare qualcosa di veramente bello”

Dopo un inizio di stagione particolarmente travagliato al Seregno, l’arrivo a dicembre a Sant’Angelo, dove viene accolto da una passione sfrenata che scalda la piazza e un gruppo unito che gli tende subito la mano. Questo l’inizio della bella storia tra Cristiano Bigolin e i rossoneri, conclusa in bellezza con la conquista del traguardo salvezza contro la Correggese, tagliato anche grazie al suo gol. Un’avventura che il difensore classe 1990 vorrebbe proseguire insieme, magari regalando ai tifosi qualcosa di più ambizioso rispetto alla lotta nei bassifondi, perché, come affermato da lui stesso, una piazza così merita qualcosa in più, ma tutto dipenderà ovviamente dalla società. Per ora l’unica certezza è quella di voler continuare a solcare i campi rincorrendo il pallone, perché, nonostante gli anni passino per tutti, Cristiano si sente più in forma che mai e di appendere gli scarpini al chiodo, per ora, proprio non ne vuole sapere.

Domenica avete centrato un obiettivo di vitale importanza e tu ci hai messo la firma, segnando tra l’altro contro la tua ex squadra: sarà il ricordo migliore di questa stagione?

Quelli vissuti a Sant’Angelo sono stati 5 mesi pieni di tantissime emozioni, ovviamente centrare la salvezza in una finale playout, facendo tra l’altro gol contro la tua ex squadra, è bellissimo ed è stata un po’ la ciliegina sulla torta di quest’anno. Da quando sono arrivato la squadra ha sempre lottato in zona playout, non potendo mai abbassare la guardia perché le altre continuavano a vincere, quindi riuscire a centrare l’obiettivo alla fine è stata una grande soddisfazione e il Sant’Angelo meritava una chiusura di stagione degna di nota“.

A proposito del periodo vissuto a Sant’Angelo, nel tuo ultimo post su Instagram hai raccontato di aver respirato passione pura nei tifosi e una grande sintonia con il gruppo. Sono stati 5 mesi che ti porterai nel cuore?

Assolutamente sì. Per quanto riguarda il futuro devo ancora parlare con la società, ma da parte mia c’è la piena volontà di rimanere, nonostante sembra che vogliano fare una mezza rivoluzione. Per come sono stato accolto e per come sono andati questi mesi vissuti insieme, però, la mia idea è quella di rimanere qui a Sant’Angelo per continuare a fare qualcosa di bello insieme. Nel confronto iniziale, il direttore mi ha raccontato che l’obiettivo era quello di salvarsi per poi ripartire l’anno dopo con la voglia di pensare in grande, dando a questa piazza qualcosa di più che un campionato di salvezza, quindi sarei molto contento di continuare a contribuire a questo progetto ambizioso“.

Continuando a estrapolare le tue parole dalla didascalia, dopo i ringraziamenti ti sei anche scusato per essere stato un po’ duro in campo. È una caratteristica che ti ha sempre contraddistinto?

Sì io sono così sempre, ma il mio essere duro è semplicemente vivere ogni allenamento come se fosse una partita e tenere costantemente alta la concentrazione durante i match, usando a volte anche maniere più forti, ma semplicemente perché sono abituato a giocare così e so che se si vogliono raggiungere determinati obiettivi è fondamentale rimanere focalizzati al 100%. Nella mia carriera ho vinto qualcosa, quindi ho imparato che per ottenere risultati bisogna lottare in ogni situazione e dare sempre il meglio di sé, quindi se durante la settimana non abbassi il livello di tensione e non ti distrai, la domenica sei pronto ad affrontare ogni sfida“.

Cosa ti ha insegnato far parte di una squadra che lotta per salvarsi e non per vincere?

In realtà cambia l’obiettivo per cui lotti, ma la mentalità è sempre la stessa. Sicuramente se vivi una stagione di mezza classifica in cui non devi pensare né ai vertici, né ai bassifondi, affronti l’anno in modo molto più sereno e tendi a rilassarti con più facilità, ma altrimenti prepari ogni partita come se fosse una finale da vincere, a prescindere che tu sia da un lato o dall’altro della classifica. La mentalità è sempre quella di non perdere e fare più punti possibili“.

I primi 4 mesi di questa stagione invece li hai vissuti al Seregno; che esperienza è stata, considerata anche la situazione societaria particolarmente delicata di quest’anno?

Quando è iniziata la stagione i presupposti erano quelli di fare un campionato lottando per stare davanti e Pacitto, insieme all’allora allenatore Lanzaro, era stato bravo a costruire una squadra totalmente nuova che si è trovata da subito. In poco tempo avevamo creato un legame fortissimo e infatti sul campo si vedeva, il problema si è posto però nel momento in cui questo gruppo è stato sciolto e sono sorti tutti i problemi che conosciamo. Le motivazioni che hanno portato all’allontanamento del mister non sono state molto chiare e sembrava quasi bisognasse trovare a tutti i costi un problema, poi si è aggiunta anche la questione degli stipendi e da lì le cose sono peggiorate sempre di più perché non c’eravamo più con la testa, però nei primi due mesi e mezzo si era creato davvero un bel gruppo“.

L’anno scorso invece hai guidato da capitano la corsa al titolo e la promozione in Serie C dell’Arzignano. Quanto ti fa crescere a livello professionale una stagione di questo tipo?

Ad Arzignano ho giocato 5 anni e già dal primo sono stato vicecapitano, poi mi è stata data una fascia. Abbiamo fatto un percorso in cui siamo cresciuti insieme di anno in anno, perché lottare ogni stagione ai vertici non è mai facile e, nel momento in cui conquisti l’obiettivo, capisci davvero quanto sei maturato lungo la strada. La mentalità di cui parlavo prima è una delle skill che acquisisci in questo tipo di percorsi e che poi ti permette di portare a casa risultati così ambiziosi, fondamentali per crescere anche a livello mentale“.

Proiettandoci in avanti, quanto spazio c’è ancora nel tuo futuro per il calcio?

In questo momento non ci penso minimamente, perché mi sento veramente bene, sia fisicamente che mentalmente e vedo che anche all’esterno si percepisce questo mio benessere, quindi non vedo neanche lontanamente una fine imminente. Negli ultimi anni più vado avanti più mi sento giovane, poi sicuramente il fatto di essere sereno anche fuori dal campo fa tanto, ma adesso non ho dubbi e voglio continuare a giocare“.

Marta Baroni

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