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Sant’Angelo non ci sta e il Presidente alza la voce

Gli strascichi lasciati dagli episodi spiacevoli emersi dopo la partita tra Sant’Angelo e United Riccione disputata domenica tra le mura del “Carlo Chiesa” continuano a riaffiorare e, dopo il botta e risposta di comunicati tra le due società, è arrivata la decisione del Giudice Sportivo che condanna il Sant’Angelo a un’ammenda di 2.500€, oltre che all’obbligo di giocare una gara a porte chiuse e di tenere lontano dal campo fino a fine giugno uno dei suoi dirigenti. Nessuna volontà da parte della dirigenza rossonera di mettere in discussione le sanzioni conferite, infatti l’ipotesi del ricorso non è stata neanche presa in considerazione, ma solo tanta voglia di difendere l’immagine del proprio collettivo, infangata, a detta del Presidente Balzano, da un polverone montato ad arte.

Il racconto del Presidente Balzano

La premessa che voglio fare è quella che in uno stadio di calcio, a prescindere dal contesto che lo circonda, dovrebbero regnare sempre la civiltà e l’educazione. Domenica erano presenti circa 600 persone, quindi l’atmosfera, come sempre, era molto calda. Il Presidente Cassese, che ho avuto modo di conoscere prima dell’inizio della partita, era seduto nella tribuna centrale quattro file sotto di me. A un certo punto del secondo tempo, mi sono reso conto che dalle sue parti c’era un po’ di agitazione, così sono sceso e l’ho raggiunto. Da quel che ho capito qualche nostro tifoso alle sue spalle deve aver insultato alcuni giocatori della squadra avversaria che, essendo rimasta in 10, giustamente cercava di perdere un po’ di tempo. A questi insulti credo lui abbia risposto, nonostante io ritenga che sia sempre meglio non replicare a provocazioni di questo tipo. A questo punto, da parte sua e della compagna, sono arrivate delle lamentele relative a una presunta minaccia di morte da parte di un nostro ultras, in seguito alla quale ha richiesto di essere scortato fuori dalla tribuna. Sinceramente non ho assistito a questo episodio, ma me ne sono comunque scusato, perché si sa, a volte i tifosi più fanatici esagerano. Per quanto riguarda la storia del tubo di plastica lanciato sul terreno di gioco, posso dire con certezza che si trattava di un bicchierino di Borghetti. In ogni caso, a prescindere da questi episodi legati a singoli che la società non può sempre controllare, ci tengo a precisare che, in 4 anni trascorsi qui, non è mai accaduto nulla che infangasse così tanto il nostro nome e non siamo mai stati protagonisti di vicende di questo tipo“.

Sulle accuse di razzismo rivolte alla società

Ciò che mi preme più di tutto è smentire le pesanti accuse di razzismo che ci sono state rivolte. Alcuni membri della società dello United hanno rilasciato delle interviste in cui hanno raccontato che, durante l’intervallo, un loro giocatore di colore è stato assalito da una pioggia di insulti a sfondo razzista. Posso assicurare che tutti i nostri tifosi durante la pausa riempiono il bar e sulle tribune non rimane nessuno. Mi sembra davvero una storia montata figlia della frustrazione legata alla sconfitta e non ho nessuna intenzione di accettare l’appellativo di società e pubblico razzisti. Se su 600 persone c’è stata qualche voce isolata che si è permessa di muovere questo tipo di insulti (che io non ho sentito, neanche riguardando gli highlights), senza tra l’altro rendersi conto che fa il tifo per una rosa in cui ci sono 4 ragazzi di colore, la società non può essere accusata in tutto il suo organico, così come non può succedere per il nostro pubblico e per tutta la città di Sant’Angelo. Ciò che mi lascia davvero l’amaro in bocca è che il Presidente Cassese, mio corregionale, abbia dichiarato in una videointervista di essere un meridionale venuto al Nord per investire (che dovrebbe quindi conoscere bene le dinamiche che purtroppo a volte si verificano negli stadi), ma se questa è la sua idea di sport faccio fatica a ritenerlo un uomo di calcio. Si tratta di un polverone montato ad arte dettato dalla frustrazione del non essere riusciti a portare a casa la partita e volto a screditare la nostra società, considerando anche la loro forte convinzione di riuscire a vincere ogni scontro (ci tengo a sottolineare che, a mio parere, lo United Riccione è la squadra più forte del campionato e il Presidente ha fatto un ottimo lavoro). Sono nel mondo del calcio da tanti anni e ho sempre cercato di non usare toni duri, ma in questo caso ho il dovere di smentire queste accuse assurde e ripulire l’immagine santangiolina che merita rispetto“.

L’ammenda e la gara a porte chiuse

Per quanto riguarda le decisioni prese dal Giudice Sportivo noi accettiamo senza alcun tipo di replica la squalifica fino a fine giugno del nostro dirigente, la scelta di farci disputare una gara a porte chiuse e la multa di 2.500€, perché rispettiamo chi ha deciso di muoversi in questo modo e non faremo nessun ricorso. Quello che conta è che la gente sappia che le accuse di razzismo rivolte alla nostra società sono assolutamente infondate ed estremamente ingiustificate“.

Le parole dei calciatori

A detta del Presidente Balzano, la volontà della società è anche quella di far sentire le voci dei giocatori di colore che fanno parte della rosa rossonera, diretti interessati in episodi di questo tipo e testimonianze preziose delle parole soprariportate, oltre che beniamini indiscussi del pubblico del Sant’Angelo. Grazie alle interviste realizzate dall’Addetta stampa del club Rosy Baiamonte, riportiamo a seguito le parole dei quattro calciatori coinvolti.

Boubacar Sylla: “questo è il mio 3° anno al Sant’Angelo e qui mi trovo benissimo. Da quando sono arrivato sono sempre stato trattato come un figlio e posso dire con certezza che non ho mai vissuto nessun tipo di episodio legato al razzismo in questa società“.

Louie Gomez (vicecapitano): “sono 4/5 anni che sono qui e non ho mai dovuto affrontare nessun inconveniente di tipo razzista. Sto molto bene qui e penso solo a fare del mio meglio in campo, senza preoccuparmi di quello che si dice fuori. Penso che tutto sia stato generato dall’aver subito la sconfitta, ma se perdi devi saperlo accettare“.

Timothy Ekuban: “io sono arrivato da neanche un mese e mezzo, ma ho potuto già percepire l’attaccamento dei tifosi alla società e posso affermare che non sono mai andati oltre il tifo. In settimana abbiamo parlato di quanto successo e siamo tutti d’accordo sul fatto che qua non si respira nessun tipo di razzismo“.

Karl Opat: “qui mi sono trovato molto bene, ho lasciato la mia terra per venire a giocare in questa squadra e sono stato accolto con affetto e, soprattutto, rispetto“.

Marta Baroni

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